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mercoledì 12 ottobre 2011

Arrestati altri 14 immigrati per i disordini dello scorso agosto


Un momento dei violenti scontri tra ospiti del Cara di Palese e le forze dell’ordine (foto Saverio De Giglio)

BARI – Violenza e resistenza a pubblico ufficiale  aggravate dal numero di persone e dall’uso di armi improprie (spranghe di ferro e sassi), minacce, interruzione di pubblico servizio,  danneggiamento seguito da incendio, violenza privata, lesioni personali aggravate, danneggiamento di auto e mezzi  pubblici, furto e blocco ferroviario.
Sono i reati imputati ad altri 14 migranti, arrestati oggi su disposizione del pm Marcello Quercia, per la rivolta al Cara di Bari del primo agosto scorso. L’indagine, condotta dalla Digos, avrebbe accertato una cabina di regia dietro la rivolta, finalizzata a chiedere l’immediato rilascio de permessi di soggiorno per motivi umanitari. Il 20 agosto scorso, invece, furono arrestati 3 dell’Africa sub-sahariana ritenuti essere gli organizzatori della sommossa che tenne sotto scacco le firze dell’ordine per circa sette ore. Secondo la ricostruzione, intorno alle 6,30 del primo agosto circa 200 migranti sfondarono le reti protettive del Cara, tra Palese e il San Paolo, riversandosi sulla statale 16 che collega Bari con Foggia. Una strategia di guerriglia definita dagli investigatori della Digos finalizzata a ritardare l’arrivo sul posto delle forze dell’ordine così da attirare l’attenzione dei media. Dall’assalto al comando di polizia interna al Cara all’occupazione della statale 16, fino al blocco del treno merci (proveniente dal Belgio e diretto a Brindisi) sulla linea ferroviaria Bari Nord, era stato in precedenza ben pianificato. Come anche la strategia di creare piccoli gruppi di 20 dispersi nelle campagne adiacenti il Cara, che si riunivano ogni qual volta c’era un rastrellamento delle forze dell’ordine. Tecniche di guerriglia, a cui polizia, carabinieri e Guardia di finanza non sono preparate solo per la scarsezza di strumenti idonei a prevenire questo tipo di rivolte.
Secondo quanto raccontano fonti investigative, più di una volta i migranti del Cara avevano bloccato per protesta la linea ferroviaria, cercando di creare disordini. Ma ogni volta, l’immediato intervento delle forze dell’ordine aveva evitato il peggio. “Questa volta è stato diverso”, continua l’investigatore, perché bloccando la state 16 “sapevano che avrebbero potuto creare maggiori danni ritardando al massimo il nostro arrivo”.
La rivolta di lunedì, dunque, potrebbe essere stata studiata a tavolino. Pianificata in ogni effetto e riflesso mediatico. Così è stato per la rivolta di Crotone, nata nelle ore successive a quella di Bari e ritenuta dal questore locale Giuseppe Gammino “un’emulazione di Bari”.
 
 

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