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lunedì 25 luglio 2011

WALTER VITALI: "Vi spiego la Città metropolitana"

Modello elettivo e modello federale: Vitali disegna la Grande Bologna che verrà

Walter Vitali (foto Schicchi)
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Bologna, 24 luglio 2011 - QUANDO TUTTO ebbe inizio, lui c’era. Alla fine degli anni Ottanta, quando per la nostra città si cominciò a parlare di Città metropolitana, Walter Vitali, oggi senatore Pd, era assessore in Comune, dove poi fu sindaco dal 1993 al ’99. «Bologna — ricorda — entrò nel novero delle aree metropolitane su iniziativa dei parlamentari Augusto Barbera, del Pci, Pier Ferdinando Casini, della Dc e Franco Piro, del Psi».
Per una ventina d’anni, il dibattito ha avuto un andamento carsico, fra passi avanti e corse indietro. Con molti sbadigli e numerose messe a punto legislative. Nei giorni scorsi, l’accelerazione del sindaco: Virginio Merola spariglia le carte lanciando la proposta di una «federazione di Comuni». Immediato, riceve l’appoggio della Regione. Ma è scontro con la Provincia: la presidente Beatrice Draghetti richiama la Costituzione, ritiene non realizzabile la proposta Merola, almeno «senza una nuova legge». Tradotto: vogliamo perdere altro tempo?
Senatore Vitali, quanto tempo c’è ancora?
«A legislazione vigente, fino al 21 maggio 2013. È il termine fissato per il decreto legislativo con cui il governo dovrebbe istituire le Città metropolitane».
Previo referendum?
«Sì, al termine di un iter che sfocia in una ‘proposta di istituzione della Città metropolitana’, è indetto un referendum fra tutti i cittadini della provincia».
È previsto un quorum?
«No, se la Regione dà parere favorevole. Altrimenti, serve il quorum del 30% degli aventi diritto».
La materia è ostica, sembra solo un esercizio di architettura istituzionale. Come si fa ad appassionare i cittadini?
«Spiegando che, se si va avanti, saranno parte di una vera e propria fase costituente della Città metropolitana. Non sarà una scelta imposta dall’alto, frutto di decisioni prese dai politici e dagli amministratori pubblici. L’intera comunità dovrà essere coinvolta».
Prima del referendum, dunque.
«Certo: la Costituzione che dobbiamo elaborare è lo Statuto della nuova città metropolitana, sulla quale poi tutti i cittadini potranno esprimersi nel referendum».
Andiamo al sodo: quali vantaggi avranno i cittadini dalla Città metropolitana?
«Per esempio, una fortissima semplificazione urbanistica; l’unificazione di funzioni come la gestione dei tributi, i servizi di manutenzione. O, ancora, regole omogenee per l’accesso ai servizi, ai nidi, alle scuole. E un’unica Ausl, un’unica Asp, l’Azienda pubblica servizi alla persona. Insomma, Città metropolitana significa migliori prestazioni per i cittadini e grossi risparmi nella spesa pubblica».
Ma che dimensioni avrebbe la Città metropolitana? Su questo si è discusso molto.
«Di fatto, oggi non esistono alternative alla Città metropolitana coincidente con il territorio dell’attuale provincia».
Il modello Merola prevede elezione diretta del sindaco metropolitano e degli organi istituzionali?
«No. Secondo quel modello, la Città metropolitana sostituisce la Provincia e assume tutte le funzioni che Comuni e Regione le assegnano. Il sindaco metropolitano è quello di Bologna, gli assessori sono i sindaci che presiedono le nove Unioni di Comuni verso cui si sta andando. Il consiglio metropolitano è nominato da tutti i consigli comunali».
La proposta Draghetti prevede invece elezioni dirette. Legittimata dal voto popolare, sembra l’ipotesi più forte.
«Non è così. Ciò che renderà forte la Città metropolitana saranno le funzioni, i poteri che i Comuni e la Regione sceglieranno di conferirle. Insomma, non è il livello elettivo che decide la forza della Città metropolitana. Svuotata di funzioni rilevanti, qualsiasi Città metropolitana sarebbe debole».
L’ipotesi Merola, però, ad oggi non è praticabile.
«Ma è prevista nel testo della Carta delle autonomie locali approvata dalla Camera e in discussione al Senato in seconda lettura».
Che cosa prevede?
«Una norma che ‘apre’ ulteriormente la possibile scelta del modello di Città metropolitana».
Può spiegare?
«Di norma, finora si parlava di elezione diretta, con un meccanismo tipo collegi, e la trasformazione dei Quartieri di Bologna in Comuni. In alternativa, si è pensato di prevedere che il sindaco metropolitano sia uno dei sindaci dei Comuni coinvolti. E che giunta e consiglio siano formati da amministratori dei Comuni, nel rispetto delle minoranze».
Sono le uniche due ipotesi praticabili?
«Ne esiste una terza, più conservatrice, direi però fuori gioco: la Città metropolitana coincide con la provincia. Di fatto, si tratterebbe solo di un cambio di nome».
di LUCA ORSI

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