La Francia non vuole "subire" l'afflusso di immigrati tunisini dall'Italia e annuncia contromosse, in una reazione che il ministro dell'Interno italiano Roberto Maroni ha definito "ostile". Continua a leggere questa notizia
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Al centro della querelle c'è la prospettiva che buona parte degli oltre 20.000 tunisini sbarcati in Italia da gennaio si trasferisca Oltralpe con un permesso di soggiorno fornito dalle autorità italiane per circolare nell'area Schengen -- i paesi europei che hanno tolto le frontiere interne.
"La stragrande maggioranza degli intervistati (tunisini) ha detto di voler andare nei Paesi europei, soprattutto in Francia. Noi pensiamo sia necessaria un'iniziativa comune tra Italia e Francia, e non solo per gestire questo fenomeno. Finora purtroppo la reazione del Governo e del sistema francese è stata di ostilità", ha detto Maroni in un'informativa al Senato, nel giorno in cui il governo dovrebbe varare un decreto per concedere in via eccezionale questo permesso di soggiorno.
"Non credo che (quello francese) sia un buon atteggiamento anche perché la libera circolazione è garantita nell'area Schengen da regole che devono essere applicate, e di questo discuteremo il 26 aprile con il presidente (francese Nicolas) Sarkozy", ha aggiunto il titolare del Viminale, riferendosi al bilaterale Italia-Francia che sarà dedicato all'immigrazione.
Dall'inizio del 2011 -- ha detto il Viminale -- sono sbarcati in Italia 25.867 persone, oltre 21.000 delle quali si presume siano tunisini, che hanno preso il mare per cercare migliore fortuna in Europa, approfittando della rivolta che ha portato alla destituzione del presidente Ben Ali.
Oltralpe, in effetti, la pensano in maniera diametralmente opposta all'Italia, a cominciare dal grimaldello che il governo di Roma pensa di utilizzare per liberarsi dei tunisini; il permesso di soggiorno temporaneo per l'area Schenghen.
"E' regola dell'Unione europea e degli Stati Schengen che il primo paese visitato si assuma la responsabilità degli stranieri che si presentano da lui", ha replicato oggi a distanza il ministro dell'Interno francese, Claude Guéant, che incontrerà domani Maroni. I titoli che l'Italia si appresta a rilasciare "sono permessi di soggiorno che valgono soltanto per l'Italia".
"L'Italia ha un problema di cui ammetto la difficoltà, ma la Francia non intende subire una immigrazione che ha un carattere eminentemente economico", ha aggiunto Guéant, che ha inviato una circolare ai prefetti per metterli in guardia sull'arrivo dei tunisini.
Secondo il quotidiano Le Figaro, che cita documenti ufficiali, i migranti saranno ammessi in Francia a cinque condizioni: documento di viaggio valido, permesso di soggiorno valido, risorse economiche sufficienti (62 euro al giorno per persona, che scendono a 31 euro se si può contare su un alloggio in Francia), non costituire minaccia per l'ordine pubblico e non essere entrati in Francia da oltre tre mesi.
Maroni ha detto in Parlamento che intende attivare anche i meccanismi di solidarietà europei previsti da una direttiva della Ue, la n. 55 del 2001, ma ha ammesso che la maggioranza dei partner non ha alcuna intenzione di solidarizzare con Roma.
"L'attivazione della direttiva prevede una serie di passaggi burocratici che non so quando potranno essere conclusi. Ma il problema è politico: la maggioranza degli Stati è contraria, perché il provvedimento afferma il principio della condivisione degli oneri e la redistribuzione dei migranti su tutto il territorio europeo, il 'burden sharing'", ha detto Maroni in Senato.
"Quindi, onestamente, credo che l'attuazione della direttiva n. 55 incontrerà problemi", ha concluso il ministro.
LA RUSSA: SERVE INTESA CON "AMICA" FRANCIA
A gettare acqua sul fuoco, comunque, è stato il ministro della Difesa Ignazio La Russa, affermando che è necessario che l'Italia trovi una intesa con "l'amica" Francia sulla questione degli immigrati.
"La Francia è un Paese amico con il quale bisognerà trovare una linea di intesa. Ho appena parlato con il ministro della Difesa francese per gli aspetti militari ed è stato un colloquio cordiale, ci siamo detti che ci vedremo", ha risposto La Russa a chi gli chiedeva come valutasse la posizione di Parigi secondo cui anche se l'Italia munirà gli immigrati di un permesso di circolazione temporaneo valido per l'area Shengen, non sarà comunque consentito loro di entrare in territorio francese.
A chi chiedeva se si troverà un accordo, il ministro ha risposto: "E' quello a cui miriamo".
Intanto la Commissione europea ha precisato che gli stati membri sono liberi di concedere permessi di soggiorno temporanei, ma questi permessi consentono il passaggio delle frontiere solo se vengono soddisfatte alcune condizioni.
"Crediamo che sia molto importante che gli Stati cooperino e l'incontro di domani tra Italia e Francia è una buona occasione per farlo. Quanto ai permessi, le regole europee dicono che gli Stati sono liberi di darli. Tuttavia questi permessi consentono il passaggio delle frontiere solo se si soddisfano alcune condizioni: possesso di un documento di viaggio, risorse economiche, assenza di un'allerta Shengen sulla persona in questione e se la presenza della persona non mette a rischio la sicurezza del paese. Se queste condizioni non vengono soddisfatte il migrante deve tornare nel paese dell'Unione Europea da cui proviene", ha detto il portavoce della Commissione durante una conferenza stampa Bruxelles, annunciando anche la richiesta dell'Italia di ulteriori risorse economiche.

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