Brescia, 4 giù dalla gru: «Ma la protesta non si ferma»
IN PIAZZALE BATTISTI. Dei nove saliti sul mezzo meccanico dopo la manifestazione di sabato, sono rimasti in cinque
Ecco le condizioni per recedere: «Trattativa al ministero, un nuovo posto per il presidio e nessuna ritorsione verso gli occupanti».
Ecco le condizioni per recedere: «Trattativa al ministero, un nuovo posto per il presidio e nessuna ritorsione verso gli occupanti».
01/11/2010
Hanno passato il sabato notte e una domenica di vento e pioggia a trenta metri di altezza i migranti saliti sabato pomeriggio sulla gru del cantiere del Metrobus di piazzale Battisti, in concomitanza con il corteo organizzato per chiedere il permesso di soggiorno dopo le domande presentate con la sanatoria colf e badanti.
Ieri quattro occupanti, in non buone condizioni di salute, sono scesi «non per arrendersi ma per permettere ai rimanenti di avere più spazio nella cabina riscaldata - ha precisato Umberto Gobbi, dell'associazione Diritti per Tutti - e di poter quindi migliorare le condizioni della protesta, che prosegue finchè non verranno accolte le tre richieste fondamentali: apertura di una trattativa a livello ministeriale, un posto dove riproporre un presidio permanente e nessuna ritorsione contro gli occupanti della gru». Per tutta la domenica in piazzale Cesare Battisti si sono susseguite le dimostrazioni di solidarietà da parte delle centinaia di migranti che dal 28 settembre hanno iniziato la protesta, ma anche da parte di cittadini, residenti del Carmine e qualche ristoratore di via San Faustino, che ha cucinato per i manifestanti. In serata sul posto si è recato l'assessore ai Servizi sociali del Comune, Giorgio Maione, mentre per sabato sarebbe stata indetta una nuova manifestazione.
NON TUTTI, OVVIAMENTE, come sottolinea in un comunicato il presidente della circoscrizione Centro Flavio Bonardi: «Centinaia di residenti del centro storico si sono visti ledere il proprio diritto di passeggiare liberamente in un parco, piuttosto che trascorrere un sabato pomeriggio a fare due passi in centro storico - lamenta -: è ora di smetterla con le manifestazioni che vanno a bloccare e/o chiudere completamente il centro storico; noi come circoscrizione con l'Amministrazione comunale siamo facendo interventi urbanistici, commerciali, sociali, di intrattenimento, di cultura con l'obiettivo di riportare sempre più persone a vivere il centro storico, e sicuramente manifestazioni come quella di sabato pomeriggio non fanno bene al territorio da noi amministrato». Di tutt'altro tenore le dichiarazioni di Giorgio Cremaschi, presidente del comitato centrale della Fiom, che si è presentato ieri mattina e pomeriggio per dimostrare la propria vicinanza e «quella di tutti metalmeccanici a dei lavoratori che hanno pagato e ai quali vanno riconosciuti i diritti fondamentali, anche se non sono i nipotini di Mubarak». Anche la Cgil ha confermato solidarietà, in particolare al suo militante che durante il corpo a corpo avvenuto con la polizia sabato pomeriggio davanti alla chiesa di San Faustino ha avuto bisogno di ricorrere a cure mediche: «Uno scontro voluto dalle autorità - per Driss Ennya, del comitato immigrati della Camera del lavoro -: hanno alzato la tensione col divieto e lo sgombero».
ARRIVATO SOTTO LA GRU anche Sauro Digiovanbattista. L'attivista di Sinistra Critica sabato era stato portato in questura con l'accusa di resistenza; era stato rilasciato in serata in attesa del processo di martedì. «Rivendico la mia partecipazione a una iniziativa legittima», ha dichiarato, precisando: «Ritengo illegittimo l'atteggiamento della Lega, che ha aumentato la tensione in città e che sta cercando di attirare i benpensanti bresciani agitando lo spauracchio dell'immigrazione. Ma è lei stessa che nega la legalità, non volendo concedere il permesso a questi lavoratori che chiedono documenti in regola».
Dalla gru è arrivata la voce di Arun: «Lo sgombero del presidio ha aumentato la nostra forza, non scendiamo finchè non otteniamo i diritti, per tutti». Volontà di continuare è stata espressa da Gabriele Bernardi, di Diritti per tutti: «La prova di forza di sabato si è trasformata in un boomerang per il Comune: nel tentativo di rendere invisibile la protesta, l'ha resa ancor più evidente».
Irene PanighettiIeri quattro occupanti, in non buone condizioni di salute, sono scesi «non per arrendersi ma per permettere ai rimanenti di avere più spazio nella cabina riscaldata - ha precisato Umberto Gobbi, dell'associazione Diritti per Tutti - e di poter quindi migliorare le condizioni della protesta, che prosegue finchè non verranno accolte le tre richieste fondamentali: apertura di una trattativa a livello ministeriale, un posto dove riproporre un presidio permanente e nessuna ritorsione contro gli occupanti della gru». Per tutta la domenica in piazzale Cesare Battisti si sono susseguite le dimostrazioni di solidarietà da parte delle centinaia di migranti che dal 28 settembre hanno iniziato la protesta, ma anche da parte di cittadini, residenti del Carmine e qualche ristoratore di via San Faustino, che ha cucinato per i manifestanti. In serata sul posto si è recato l'assessore ai Servizi sociali del Comune, Giorgio Maione, mentre per sabato sarebbe stata indetta una nuova manifestazione.
NON TUTTI, OVVIAMENTE, come sottolinea in un comunicato il presidente della circoscrizione Centro Flavio Bonardi: «Centinaia di residenti del centro storico si sono visti ledere il proprio diritto di passeggiare liberamente in un parco, piuttosto che trascorrere un sabato pomeriggio a fare due passi in centro storico - lamenta -: è ora di smetterla con le manifestazioni che vanno a bloccare e/o chiudere completamente il centro storico; noi come circoscrizione con l'Amministrazione comunale siamo facendo interventi urbanistici, commerciali, sociali, di intrattenimento, di cultura con l'obiettivo di riportare sempre più persone a vivere il centro storico, e sicuramente manifestazioni come quella di sabato pomeriggio non fanno bene al territorio da noi amministrato». Di tutt'altro tenore le dichiarazioni di Giorgio Cremaschi, presidente del comitato centrale della Fiom, che si è presentato ieri mattina e pomeriggio per dimostrare la propria vicinanza e «quella di tutti metalmeccanici a dei lavoratori che hanno pagato e ai quali vanno riconosciuti i diritti fondamentali, anche se non sono i nipotini di Mubarak». Anche la Cgil ha confermato solidarietà, in particolare al suo militante che durante il corpo a corpo avvenuto con la polizia sabato pomeriggio davanti alla chiesa di San Faustino ha avuto bisogno di ricorrere a cure mediche: «Uno scontro voluto dalle autorità - per Driss Ennya, del comitato immigrati della Camera del lavoro -: hanno alzato la tensione col divieto e lo sgombero».
ARRIVATO SOTTO LA GRU anche Sauro Digiovanbattista. L'attivista di Sinistra Critica sabato era stato portato in questura con l'accusa di resistenza; era stato rilasciato in serata in attesa del processo di martedì. «Rivendico la mia partecipazione a una iniziativa legittima», ha dichiarato, precisando: «Ritengo illegittimo l'atteggiamento della Lega, che ha aumentato la tensione in città e che sta cercando di attirare i benpensanti bresciani agitando lo spauracchio dell'immigrazione. Ma è lei stessa che nega la legalità, non volendo concedere il permesso a questi lavoratori che chiedono documenti in regola».
Dalla gru è arrivata la voce di Arun: «Lo sgombero del presidio ha aumentato la nostra forza, non scendiamo finchè non otteniamo i diritti, per tutti». Volontà di continuare è stata espressa da Gabriele Bernardi, di Diritti per tutti: «La prova di forza di sabato si è trasformata in un boomerang per il Comune: nel tentativo di rendere invisibile la protesta, l'ha resa ancor più evidente».
Bresciaoggi.it
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