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mercoledì 29 settembre 2010

Italiani come TOPI

La Lega ticinese contro gli immigrati

 
Nel mirino anche rumeni e slavi


Lugano – C’è sempre un leghista più a Nord di noi. Con questa frase si apre l’edizione quotidiana del ‘Corriere di Como’, che certo non è un giornale bolscevico. Il riferimento palese è alla nuova campagna razzista della Lega dei Ticinesi, che a Lugano e in tutto il Canton Ticino ha fatto stampare e affiggere numerosi manifesti in cui tre topi si ‘sbafano’ la Svizzera, rappresentata ironicamente da una forma di formaggio.

Gli italiani sgraditi sono i cosiddetti frontalieri, quelli che vivono in Italia ma lavorano in Svizzera. Si tratta della solita e infinita questione sull’immigrazione: ci guadagna l’italiano, che riceve un salario più alto rispetto ai corrispondenti della nostra penisola, ci guadagna il datore di lavoro svizzero, che può ridurre le spese di retribuzione, e ci perde solo il lavoratore svizzero, costretto ad abbassarsi lo stipendio per la concorrenza sleale degli stranieri.

Una campagna che ricorda le parole di tanti politici italiani, e come sempre non tiene conto della memoria storica che invece dovrebbe far riflettere prima di pubblicare tali manifesti provocatori. Accanto al topastri italiani, un piastrellista di Verbania e un avvocato milanese con una valigetta piena di soldi grazie allo scudo Tre Monti (velata ironia!), ecco il topastro rumeno, occhiali da sole e un sacco con cui ruba felicemente la già citata formaggella svizzera.

I dati del Corriere della Sera confermano la sensibile presenza italiana nel Canton Ticino, quasi 50mila lavoratori pendolari. Gian Antonio Stella in un curatissimo articolo, riprende le parole dell’ideatore della campagna, Michel Ferrise: “Mi hanno chiesto di trovare un’idea originale che portasse i ticinesi ad aprire gli occhi su determinate questioni. […] Ho scelto i ratti perché sono qualcosa di spregevole e contengono in sé il concetto di derattizzazione”.

Stella lo liquida in poche parole, sicuramente efficaci: “Che sia razzista non c’è dubbio, originale no. Lo dice una vignetta pubblicata un secolo fa dalla rivista americana Judge, in cui il vecchio zio Sam assiste corrucciato allo sbarco di una nave proveniente direttamente dalle topaie dell’Europa, piena zeppa di migliaia di topi di fogna coi baffi alla Figaro che hanno scritto sui cappelli o sul coltello che reggono tra i denti, ‘Mafia’, ‘Anarchia’, ‘Assassino’. […] E’ passato un secolo e siamo ancora alle prese con le stesse porcherie”.

Alessandro Gatta

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