I due volti della nuova Bologna
Viaggio nelle ali estreme dei censimenti. Crescono entrambe, ma Bologna non le segue
Alla domanda (Bologna è una città per anziani o per giovani?), forse, la migliore risposta è dire che la città è poco dolce sia con gli uni che con gli altri. Ovviamente, per ragioni molto diverse. Bisogna «entrare» in entrambi i fenomeni per cogliere le smagliature di un sistema che fatica a tenere il passo delle sue «ali estreme». Crescono gli anziani, crescono i ragazzi, soprattutto quelli stranieri. Gli over 65 sono quasi il 10 per cento in più di 20 anni fa; gli under 14 sono aumentati di 4 mila unità. E qui sono di gran lunga i figli di chi viene da lontano a rimpinguare la fetta. Tenuto conto che Bologna, nel 1990, aveva 44 mila abitanti in più, non è poco. Sono i venti-trentenni e gli adulti tra i 44 e i 60 anni ad essere «crollati» davvero. Un città che cambia pelle in questo modo avrebbe bisogno di più assistenza «in alto» e di politiche per l’inserimento scolastico «in basso». E invece il budget del Comune non regge il passo. Le risorse per la terza età calano, insieme ai servizi. A preoccupare di più, anche in prospettiva, è la fascia d’età dei grandi vecchi, con più di 85 anni, che sono ben 16.818 (e tre donne su quattro in questa fascia sono vedove). E tra dieci anni i grandi vecchi saranno 3.500 in più. Per i giovani, come detto, la sfida di oggi, e quella di domani, è rappresentata dai nuovi italiani. I dati sulle presenze scolastiche, però, non vanno di pari passo. Gli studenti stranieri aumentano, ma di poco, rispetto al complesso del dato demografico. Le liste d’attesa nei nidi rappresentano da anni un problema. E Bologna non può permettersi di disperdere questo patrimonio.
Anziani in aumento, assistenza in ritirata: calano risorse e servizi
Non è una città per vecchi. Eppure Bologna ogni giorno che passa diventa sempre più «agée» e gli anziani (o, meglio, umarell e zdaure) rappresentano una fetta sempre più importante della popolazione. E la tendenza sarà confermata anche in futuro. Tanto per dire tra dieci anni i grandi vecchi, quelli con più di 80 anni, saranno 3.500 in più. In totale, sotto le Due Torri, i cittadini con età superiore a 65 anni hanno raggiunto quota 99.440. La maggioranza abita in periferia (87.956) mentre solo 11.472 risiedono nel centro storico. In termini percentuali gli over 65 valgono il 26,4 dell’intera popolazione bolognese che l’ultimo dato attesta a 379.778. Basta farsi un giro tra i quartieri per capire che gli anziani godono la maggioranza relativa della città. A Savena sono il 30,7 per cento degli abitanti, in San Donato la quota arriva al 28,4 così come nel quartiere Reno. Borgo Panigale, invece, arriva al quarto posto con il 27, 5. Guardando alle zone della città, il quartiere Mazzini guadagna il primo posto con il 31,6 per cento della popolazione anziana seguita da San Ruffillo che si ferma al 29,2. I più vecchi in assoluto sono gli abitanti di Saragozza, dove il 5,1 per cento del totale dei residenti ha più di 85 anni. A Lame si ferma il 5. Se gli anziani sono in aumento, le risorse del welfare, invece, vanno sempre più giù. Nel 2009 i denari destinati dal Comune alle spese sociali sono stati circa 20 milioni, 1 milione e 419 mila euro in meno rispetto al 2007 e in discesa di 883 mila euro rispetto all’anno scorso. E anche l’anno prossimo i cordoni della borsa si stringeranno. Sul totale della spesa sociale, nel 2003, quella destinata agli anziani copriva il 52 per cento. Nel 2009 la percentuale è calata al 42 per cento. In totale gli assegni di cura a Bologna, l’anno scorso, li hanno ricevuti circa 3.000 persone per coprire almeno una parte delle spese mediche. La Provincia, il mese scorso, ha fatto sapere ai sindacati che la Manovra imporrà un taglio di almeno il 20 per cento, questo significa che 700 sui 3.000 quei denari non li avranno più. Complessivamente gli anziani che ricevono assistenza dai servizi sono 6.219, circa il 2,5 per cento del totale. Nel 2009 le ore di assistenza domiciliare dal Comune sono state 474.000 in calo rispetto agli anni passati. Nel 2007 erano state 513.000. E per il prossimo anno il Comune ha previsto un calo, ulteriore, di oltre 50.000 euro che poterebbe ai livelli del 1996, quando quel servizio fu messo in piedi. In tutto gli ultra ottantacinquenni sono 16.818. Di questi circa i quattro quinti (11.885) sono donne. Sul totale delle donne oltre il 75 per cento sono vedove. In tutto, secondo il sindacato, gli over 85 che sono sconosciuti all’amministrazione, cioè che non ricevono alcun tipo d’assistenza, sono oltre 10.000. «È urgente mettere in piedi un censimento degli anziani in città, noi mettiamo a disposizione i nostri volontari —spiega il numero uno dei pensionati Cgil, Bruno Pizzica —. Bisogna monitorare le condizioni di vita delle persone che vivono in condizioni di disagio». Intanto almeno il volontariato tiene botta. D’estate sono gli anziani che rimangono a casa e i centri sociali, che in maggioranza restano aperti, si sono preparati. A Villa Paradiso il programma di domani è stabilito. «Per il pomeriggio abbiamo organizzato il karaoke — racconta Denis Costa uno dei responsabili del centro —. Poi la serata ci sarà un’orchestra che suonerà del liscio mentre alla fine distribuiremo il cocomero a tutti».
Under 18, sfida straniera. Ora su ragazzo su cinque è di seconda generazione
Una città (quasi) a misura di bambino. Il «cinno», però, non è più quello di una volta e questo pone dei problemi. Il nuovo bolognese è nato sotto le Due Torri ma i suoi genitori vengono da lontano. Sarà, anche, nelle loro mani la Bologna del futuro. Sul totale della popolazione la fetta degli stranieri (46.586) vale il 12 per cento. Se si prende in considerazione, invece, solamente la fascia che da zero anni porta alla maggiore età (8.948), il dato sale fino al 18. Gli under 18 sotto le Due Torri sono 50.696, la maggioranza (44.445) abita in periferia mentre il centro si ferma a 6.244 ragazzi. La maggiore incidenza dei giovani sul totale della popolazione risiede al Navile (18 per cento) seguito da Savena (14,7) come a Santo Stefano, su cui pesa soprattutto Murri che contribuisce con 4.039 unità. Ma sono gli stranieri a fare la parte del leone. Tanto per dire, nel 1991 tra 0 e 2 anni i nuovi italiani rappresentavano solo il 2 per cento. L’anno scorso la percentuale è arrivata al 22. A San Donato si tocca quota 30,8 per cento, Navile si attesta al 29,7 e Borgo Panigale al 27. Stessa musica anche per i nuovi nati. Nel 2008 i bambini stranieri erano 567 con un’incidenza sul totale delle nascite pari al 18,8 per cento. A questi vanno aggiunti altri 223 (il 7,4 per cento del totale) figli di coppie miste. In città le strutture dedicate ai bimbi sono parecchie. Oltre alla Sala Borsa, le biblioteche di Quartiere dedicate all’infanzia sono 10, mentre quelle con spazi di lettura sono 9. Per i più piccoli i nidi comunali sono 55 (di cui 49 a tempo pieno). Le scuole d’infanzia comunali sono 69 e quelle statali 22. Proprio nel comparto scolastico si rileva la differenza tra l’effettiva presenza dei nuovi bolognesi e la loro reale possibilità di usufruire dei vari servizi. Per dire, nel 2010 le domande ai nidi d’infanzia sono state 2.579 (gli ammessi sono stati 1.707). Solo il 16 per cento è di origine straniera, un punto in più rispetto all’anno precedente. Il rapporto migliore tra richiesta e accesso al nido sta alla Barca (77 per cento) e nella zona Marconi (70 per cento). Complessivamente il numero di richieste dei nuovi italiani resta bassa. Nel 2008 gli studenti stranieri rappresentavano l’11,85 per cento della popolazione scolastica (4.573 su una popolazione di 38.600 alunni). Un dato importante tenuto conto, però, che negli ultimi dieci anni, nella fascia d’età 0-14, i figli di stranieri sono aumentati del 213 per cento (più 4.854 unità). Eppure più cresce il livello d’istruzione più cala il numero dei «nuovi italiani». Nella scuola primaria la presenza è abbastanza costante: nella scuola statale 17 per cento degli iscritti (53 per cento maschi e 47 di femmine). La tendenza al calo arriva alle scuole medie con il 16 per cento iscritti e la maggioranza che va ai maschi con il 52. Il vero tracollo però arriva più tardi. La presenza di alunni stranieri alle scuole secondaria nel corso dei cinque anni va in picchiata. Si passa dal 10,9 per cento del primo anno fino al 4,7 di quelli che arrivano all’esame di maturità, il 56 per cento sono di sesso femminile. Anche sulle scelte scolastiche la tendenza è precisa. Il 23,5 per cento degli studenti degli istituti professionali sono stranieri mentre al tecnico ci si ferma all’11,8. Impietoso il confronto con i licei. Al classico invece solo lo 0,6 degli studenti è di origine straniera mentre allo scientifico la quota è del 2,7. Bologna rimane però una città appetibile per i bambini — italiani e stranieri — anche grazie alle sue aree verdi che superano gli 11 milioni di metri quadri e sono distribuite in modo più o meno uniforme nei Quartieri. Spiccano i parchi: dai giardini Margherita al Parco dei Cedri, dalla Lunetta Gamberini al Lungo Reno.
CORRIERE DI BOLOGNA
Marco Madonia
16 agosto 2010
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