Squilibrio. E' la parola chiave per comprendere il nuovo secolo e non a caso la piu' citata nel nuovo libro, 'Un mondo senza regole', con cui lo scrittore libanese Amin Maalouf torna alla saggistica per mostrarci la perdita di ogni regola e il vuoto di valori in cui viviamo. Un saggio di denuncia ma anche di speranza nel quale lo scrittore e giornalista, 60 anni, profila la possibilita' di una rinascita globale.
Partendo dalla constatazione che ''siamo entrati nel nuovo secolo senza bussola'' Maalouf sottolinea che ''avvenimenti inquietanti ci inducono a pensare che il mondo conosca un grave squilibrio, e in parecchi campi contemporaneamente: squilibrio intellettuale, squilibrio finanziario, squilibrio climatico, squilibrio geopolitico, squilibrio etico''. L'autore di 'Origini', che vive a Parigi da oltre trent'anni, chiarisce subito di essere affascinato dai progressi della medicina e dell'informatica della nostra epoca e che la sua inquietudine e' quella di un ''adepto dei Lumi, che li vede vacillare, venire meno e, in certi paesi, sul punto di spegnersi; e' quella di un appassionato della liberta' , che la credeva in procinto di estendersi sull'intero pianeta e che vede adesso profilarsi un mondo in cui essa non avrebbe piu' il suo posto''. Maalouf non si abbandona al pessimismo ma e' consapevole che lo squilibrio del mondo, davanti al quale ci troviamo, e' ''gia' a uno stadio avanzato''. Ripercorrendo le illusioni sulla diffusione della democrazia che aveva portato la caduta del Muro di Berlino, lo scrittore passa in rassegna le diverse regioni del globo. A preoccuparlo meno del resto e' l'Europa, resta il fatto che tutti i popoli della terra ''sono nella bufera''. Con la fine del confronto fra i due blocchi e' emerso ''lo slittamento dall'ideologico verso l'identitario'' che ha avuto ''effetti devastanti sull'insieme del pianeta, ma in sommo grado nell'area culturale arabo-musulmana''. E se al mondo arabo Maalouf rimprovera la ''ristrettezza della coscienza morale'', all'Occidente contesta ''la propensione a trasformare la propria coscienza morale in strumento di dominio''. Dal quadro tracciato nel saggio viene fuori che il modello occidentale ha vinto ma l'Occidente ''con la sua stessa vittoria ha perso''. Lo scrittore prende in considerazione anche la spinosa questione dell'immigrazione per spiegare che l'immigrato ha bisogno di essere integrato senza smettere di essere se stesso.
''Il che significa, per esempio: 'Lei ha il diritto - spiega - e il dovere di studiare a fondo la nostra lingua. Ma ha anche il diritto e il dovere di non dimenticare la sua lingua di origine'' e soprattutto insiste sul fatto che ''non e' comunitarizzando gli immigrati che se ne facilitera' l'integrazione e si sfuggira' agli scontri che si preannunciano''. Vincitore del Premio Nonino per la sua opera e del Prix Mediterranee per Origini, Maalouf fra le buone ragioni per poter sperare in una rinascita che dovra' essere globale indica il progresso scientifico, l'uscita dal sottosviluppo delle nazioni piu' popolate del pianeta, l'Unione Europea che e' un esempio di ''utopia che si realizza'' e l'ascesa di Barack Obama, ''il ritorno di un'America dimenticata''.
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