Questi i punti fissati da Dario Franceschini per “il lavoro e la ripresa dell’Italia”, tema dell’incontro dell’Hotel I Portici (a cui ha preso parte anche Virginio Merola) che lunedì 2 ha chiuso il fine settimana del 1° maggio. Quattro giorni dedicati dal PD a illustrare ai cittadini bolognesi le sue proposte per il lavoro, lo sviluppo economico e la giustizia sociale
“Investire in cultura, ricerca, innovazione, scuola pubblica”, questa la priorità indicata da Merola per i primi due anni del prossimo mandato amministrativo a Bologna; “difficili da realizzare a causa dell’attuale situazione economica” ma da perseguire con determinazione. Per rilanciare il lavoro e l’economia nella nostra città. E qui, afferma il candidato sindaco del centrosinistra, “partiremo da un’idea per cui”, citando ‘L’Internazionale’ (“la prima versione della canzone, quella dell’Ottocento”), non ci dovranno essere “più schiavi né padroni ma fratelli nel lavor”. Un’idea di “lavoro democratico” che in questi territori incontra “un modello di relazioni sindacali basato, a differenza del modello Marchionne, sulla condivisione degli obiettivi tra lavoratori e datore di lavoro” che l’amministrazione comunale dovrà far rivivere.
E per quanto riguarda i servizi sociali, campo d’azione fondamentale per un Comune, “non pensiamo – mette in guardia Merola – di poter sostituire il lavoro con il volontariato”.
E per quanto riguarda i servizi sociali, campo d’azione fondamentale per un Comune, “non pensiamo – mette in guardia Merola – di poter sostituire il lavoro con il volontariato”.
Portare dunque il lavoro fuori dalla crisi, che questo Governo – “il cui bilancio”, osserva Franceschini, “è fallimentare” sotto tutti gli aspetti – “non ha saputo gestire dall’inizio, e ora i nodi stanno arrivando al pettine. Il sistema delle piccole e medie imprese” in particolare “sta affrontando nel 2011 il momento di maggiore difficoltà”. Di fronte a ciò “dobbiamo mettere in campo le nostre priorità”, mostrando di essere alternativi rispetto a questa maggioranza. Quattro le linee di ripresa da percorrere, per il capogruppo PD alla Camera, verso “un modello di società radicalmente diverso da quello della destra”. Innanzitutto “una grande iniziativa per un welfare universale”, con diritti garantiti per tutti, indipendentemente dal tipo di contratto, e un’indennità di disoccupazione – “su tre giovani oggi uno è disoccupato e due sono precari” – in tutti i casi in cui si rimanga senza lavoro (“basta recuperare il 15% dell’evasione fiscale”). Investimenti nella scuola, nell’università, nella ricerca, nella cultura, “anche perché l’Italia resti competitiva nel mondo globale”. E poi è necessaria “una grande battaglia sulla green economy e sulle energie rinnovabili” (che saranno, molto presto, “ciò che è stata l’informatica negli anni Ottanta”). Infine l’Europa, “il futuro del nostro Paese”: quello che è stato fatto di positivo in questi anni in Italia spesso “è stato determinato dalle direttive europee”.
Bisogna, sostiene Franceschini in conclusione, “continuare a tenere alto il livello di indignazione, chiudere la stagione del berlusconismo e quindi prepararsi a ricostruire questo Paese”, risollevandolo dalla “macerie di valori” in cui è stato fatto sprofondare. Perciò “c’è bisogno di un Partito Democratico unito, in cui si lavori come una squadra e si mantenga il patto preso con gli elettori”.
Bisogna, sostiene Franceschini in conclusione, “continuare a tenere alto il livello di indignazione, chiudere la stagione del berlusconismo e quindi prepararsi a ricostruire questo Paese”, risollevandolo dalla “macerie di valori” in cui è stato fatto sprofondare. Perciò “c’è bisogno di un Partito Democratico unito, in cui si lavori come una squadra e si mantenga il patto preso con gli elettori”.
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