Cerca nel blog

inicjalization...shoutbox

sabato 19 marzo 2011

«Non sono Savonarola, però...»

Enzo Bianchi: «La gente mi ascolta: risveglio una sapienza che è in tutti»

Nella Milano di oggi «il cuore in mano», da solo, non basta più, occorre «far sentire la differenza di essere cristiani per opporsi all'indifferenza». Da biblista e religioso Enzo Bianchi ritaglia, a misura di città, il significato del passo «Tra voi non sia così». Prese dal Vangelo di Marco, le parole sono il titolo delle letture bibliche proposte nell'ambito degli Incontri di Quaresima 2011, come sempre aperti a tutti, credenti e non. Venerdì alle 18.30 la chiesa di San Carlo, due passi da San Babila e dallo shopping di corso Vittorio Emanuele, ospita il primo appuntamento con il 68enne priore della comunità di Bose, nel Biellese. Bianchi tiene una lectio divina su pagine di San Paolo («che invitano a non conformarsi alla neutralità del mondo ed esortano al coraggio della differenza») e propone una riflessione su «L'alternativa cristiana per abitare la città».

Quale alternativa?
«Oggi tutti denunciano l'omologazione e l'appiattimento culturale. Desideri ed emozioni sono considerati diritti, ma si dimenticano i doveri... Si vive così. Invece l'alternativa è ripartire da quel passo del Vangelo».

Una sfida non semplice da tradurre nella pratica. Da dove si comincia?
«Da un cambiamento nel quotidiano. Le ideologie sono finite ma viviamo ancora con l'illusione che per una società migliore basti aspettare. Ciascuno deve sentire la responsabilità di cambiare».

Altrimenti?
«Ci avviamo alla barbarie, una condizione dove non c'è ascolto, domina lo scontro e ognuno tira fuori il peggio».

Il priore di Bose, laurea in economia, nel 1965 ha fondato una comunità che riunisce monaci - cattolici e protestanti; uomini e donne - che vivono in celibato, tra preghiera e lavoro.

Stare lontano dal mondo e abitare in città non sono la stessa cosa...
«La nostra comunità non è isolata. Non abbiamo la tv, ma giornali e Internet sì. Ogni anno passano più di 15mila persone. Siamo "infognati" in questo mondo».

Se il fine sociale è una convivenza migliore nell'uguaglianza e nel rispetto, una metropoli come Milano è un banco di prova.
«Qui c'è sempre stato il senso di apertura, è una città cosmopolita, mitteleuropea, al centro di grandi attraversamenti. Per questo occorre una governance intelligente riguardo le questioni dell'immigrazione».

Va bene la Milan col coeur in man, ma ci vuole rigore nell'accoglienza e discernimento nella carità: «Quando vedo gli immigrati ai bordi delle strade provo vergogna perché non sappiamo accoglierli e farli partecipare alla cittadinanza».

La «differenza cristiana», prima che nella vita sociale, sta nelle scelte personali; cominciando, in tempo di Quaresima, da alcune rinunce. A cosa?
«Alle parole, cercando il silenzio; all'eccesso di mass media e comunicazione, sviluppando una capacità critica. Una scelta di sobrietà, come dice anche il cardinale Tettamanzi».

Da qualche tempo Bianchi è noto anche per i suoi libri: Il pane di ieri e Ogni cosa alla sua stagione (Einaudi), sono divenuti best seller; da pochi giorni è uscito Una lotta per la vita (San Paolo).

Si sente uno scrittore?
«Fino ai cinquant'anni ho scritto solo su riviste specializzate. Il successo è arrivato inaspettato. A scuola, in italiano, non andavo neppure bene: buoni i contenuti, pessima la forma, mi dicevano».

Eppure oggi ovunque vada (Torino, Bologna...) c'è una folla ad ascoltarla.
«Non sono una vedette e nemmeno un Savonarola. Risveglio quel buon senso e quella sapienza che tutti abbiamo dentro. E la gente mi ringrazia».
Severino Colombo
18 marzo 2011
Corriere della Sera.it Milano

Nessun commento:

Post più popolari

Pagine

Elementi condivisi


Archivio blog

News Internazionali

Il Fatto Quotidiano

Oggi nella Blogosfera

Cittadinanza già per le seconde generazioni?