Cerca nel blog

inicjalization...shoutbox

sabato 27 novembre 2010

"Noi, i rapper di Bolowood voci dei maragli di periferia"

Il duo italo-marocchino formato da Nunzio e Lama Islam ha inciso "Commando" e si sta rivelando tra i gruppi hip hop. Nei loro testi si sente la strada, emergono Bologna, i palazzoni tra via Mazzini e San Donato, le "balotte" dei rioni

di SUSANNA LA POLLA
Si chiamano Nunzio e Issam, in arte Mic Meskin, e sono i nuovi portavoce del rap made in Bo. Di questo duo italo magrebino il cui nome unisce le parole "mic", microfono, e "meskin", meschino (a significare che attraverso il microfono i due intendono dare voce agli umili, a coloro che "non hanno voce") Dee Mo, mc pioniere dell'hip hop italiano nei primi anni '90 nella storica crew cittadina Isola Posse All Star, ha detto "quei ragazzi sul palco hanno un quid in più, dal vivo si mangiano il pubblico".

Ragione di più per assistere al loro concerto il prossimo 8 dicembre al Locomotiv quando prima del live del leggendario produttore statunitense Dj Premiere presenteranno ufficialmente il loro primo album "Commando", uscito la settimana scorsa e lanciato da quella "Bolo Giants" che è un una vera e propria dichiarazione d'amore verso la loro città adottiva in cui insieme ai loro maestri Isola Posse, Sangue Misto e Cammelli, i Mic Meskin citano anche Bergonzoni e Lucarelli, autori dai quali dicono di sentirsi ispirati.

A Bologna, che Nunzio, originario di Imperia e Issam (in arte Lama Islam), figlio di immigrati magrebini, definiscono "la grande banlieu che ci ha accolti", i due vivono nel quartiere Mazzini. "E' una zona popolata da famiglie di emigranti, meridionali e stranieri" spiegano "e il "Commando", che poi è la nostra 'balotta', è multietnica, per questo sentiamo molto il tema del razzismo". Le difficoltà ad integrarsi in città per Issam inoltre inizialmente non sono state poche: "Facevano fatica ad accettarmi" dice "perché qualche anno fa la gente non era ancora abituata al confronto con altre etnie. Inoltre pur avendo la cittadinanza italiana per la quale ho dovuto aspettare ben 22 anni pur avendo sempre rispettato le leggi italiane, vengo trattato dalle forze dell'ordine sempre con una certa diffidenza e alcune volte anche con razzismo". "Comunque sia" conclude "Bologna in confronto ad altre città italiane è tollerante e qui c'è un alto tasso di stranieri che in gran parte lavorano onestamente e vivono in simbiosi con le varie realtà multietniche presenti nella città".

Del rap i due, oggi trentenni, si sono innamorati quando avevano 15 anni, bazzicando la Zona Dopa del Livello 57 e ascoltando i mostri sacri americani della doppia H come 2Pac e Notorious B. I. G.. A presentarli ci ha pensato una dozzina di anni fa il rapper e writer di adozione bolognese Inoki, che compare come ospite in diversi brani di "Commando". Un incontro galeotto che ha portato alla loro collaborazione artistica oggi finalmente suggellata da un disco in cui con la loro mistura di bolognese, arabo, inglese e slang giovanile i due raccontano quello che passa davanti ai loro occhi tutti i giorni nella periferia bolognese ma anche nel resto d'Italia, storie di razzismo, di emarginazione e, per dirla con parole loro, "di quello che ci fa incazzare e di quello che ci sta a cuore". Questo è infondo il fine dell'arte del rap, spiegano: "Il rap è sempre stato un mezzo di protesta per far ascoltare la voce dei quartieri, e per chi come noi è cresciuto in strada è stato quasi automatico innamorarci di questa cultura".

Nessun commento:

Post più popolari

Pagine

Elementi condivisi


Archivio blog

News Internazionali

Il Fatto Quotidiano

Oggi nella Blogosfera

Cittadinanza già per le seconde generazioni?