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sabato 13 novembre 2010

Da alleati ad avversari: Un rapporto sempre altalenante, quello tra Gianfranco Fini e Umberto Bossi

Si è rivelato essere un'ulteriore tappa di questa sorta di «taboga», di saliscendi politico che ha sempre segnato il confronto tra i due.

Ora come avversari, ora come alleati, Umberto Bossi e Gianfranco Fini sono fra i protagonisti dell'Italia della Seconda Repubblica. Pur partendo da posizioni opposte, i due hanno avuto momenti di forte collaborazione negli anni, arrivando a dare i loro nomi alla legge sull'immigrazione varata nel 2002. Ma dopo la vittoria elettorale nel 2008, i motivi di polemica prevalgono su quelli dell'alleanza. Ecco un florilegio tra i due leader.
1994
BOSSI, «MAI UN ACCORDO CON I FASCISTI» Siamo alla vigilia delle elezioni politiche, con la discesa in campo di Berlusconi e la «gioiosa macchina da guerra» di Occhetto. Il 6 febbraio si svolge a Bologna il Congresso della Lega Nord, e Bossi dal palco afferma: «La Lega non farà mai, mai, mai, un accordo con i fascisti... mai con i nipoti dei fascisti».
FINI, «BOSSI È L'ATTILA DELLA POLITICA» Il 12 marzo replica l'allora segretario del Msi-Dn che giudica impossibile un accordo con la Lega: Bossi è «l'Attila della politica nazionale».
FINI, «CON BOSSI NEANCHE UN CAFFÈ» È il 22 dicembre, la fine del governo Berlusconi con l'uscita della Lega dal governo. Per Fini all'orizzonte, come soluzione della crisi, c'è soltanto «o un Berlusconi bis o le elezioni». Ma «un Berlusconi bis passa attraverso l'isolamento di Bossi: con Bossi non siamo disposti più neanche a prendere un caffè insieme».
1997
BOSSI, «FINI È UN IMBROGLIONE» È il 9 aprile e si discute in Parlamento sulla missione militare italiana in Albania. Bossi: «Di imbroglioni ce ne sono tanti. Oggi ne ho visto un altro: Fini».
FINI, «BOSSI DA CAMICIA DI FORZA»
Durante il governo Prodi, il leader della Lega cavalca la linea secessionista. È il 14 settembre e Bossi, parlando a Venezia ai suoi militanti, si esprime con parole pesanti sul tricolore esposto alla finestra di un palazzetto di fronte al palco. Pronta la risposta di Fini: «C'è un aumento del delirio di Bossi, siamo a livelli da camicia di forza». 2002-2003
Dal 2001 al 2006 Berlusconi dà vita al suo secondo governo. Fini è vicepresidente del Consiglio, Bossi ministro per le Riforme. I due sono i presentatori del ddl sull'immigrazione, che dall'11 luglio 2002 porta il loro nome. I buoni rapporti tra i due finisce nell'autunno dell'anno successivo sul voto agli immigrati proposto da Fini (nel centrodestra circola la battuta dei «separati in Casa delle liberta»).
2010
Si arriva alla rottura fra Berlusconi e Fini, fra i quali Bossi si propone ora come mediatore.
BOSSI, «FINI TIENE I PIEDI IN 2-3 SCARPE» È il 7 agosto. «È dura - dice Bossi - perchè Fini ha messo il piede in due-tre scarpe. È difficile avere i piedi in due scarpe in politica. Io preferisco tenerli in una».
AUTUNNO 2010
LA STAGIONE DELLE PERNACCHIE Il 3 settembre richiesto di un parere sulla possibilità di un'alleanza di Fini con il Pd, Bossi risponde con una pernacchia. Cinque giorni dopo, seconda pernacchia di Bossi. Il capo della Lega risponde così ai giornalisti che gli chiedono un commento sulla possibilità che Fini, dopo il discorso di Mirabello, non tenga conto della sollecitazione a dimettersi da presidente della Camera che Bossi ha lanciato assieme a Berlusconi. Il 10 settembre Bossi risponde con una terza pernacchia ai giornalisti che gli riportano l'affermazione di Fini «la Padania non esiste».

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