Cerca nel blog

inicjalization...shoutbox

sabato 6 agosto 2011

GARAGNANI VERGONATI!!!

"Vilipendio dello Stato" Il Pdl denuncia Bolognesi.

Il coordinare bolognese del Partito, Fabio Garagnani, ha presentato un esposto in Procura sul discorso pronunciato il 2 agosto dal presidente dell'Associazione famigliari delle vittime: "Delegittima le istituzioni, non può dire che lo Stato fu il mandante delle stragi"

Il parlamentare bolognese (e coordinatore cittadino) del Pdl Fabio Garagnani ha presentato un esposto alla Procura della Repubblica sulle parole pronunciate dal presidente dell'associazione delle vittime del 2 agosto Paolo Bolognesi, durante l'ultima commemorazione della strage alla stazione.

"Le sue gravi affermazioni non possono essere lasciate sotto silenzio, non tanto perché contenenti critiche di natura politica, quanto perché delegittimano in modo inconfutabile lo Stato e le istituzioni democratiche", ha scritto Garagnani. Secondo il parlamentare nelle parole pronunciate da Bolognesi si ravviserebbe la violazione dell'articolo 290 del Codice Penale: "Vilipendio della Repubblica, delle assemblee legislative o una di queste, ovvero il Governo o la Corte Costituzionale o l'Ordine Giudiziario".

FOTO Il corteo | I ragazzi
VIDEO Bologna, 31 anni dopo

Sostiene Garagnani nel suo esposto: "Certe affermazioni non possono essere tollerate, pena il venir meno della credibilità delle istituzioni medesime. Non è in questione il diritto di critica a qualunque livello e da chiunque espresso, che io pure ho esercitato in varie occasione e che non nego a nessuno, bensì atteggiamenti potenzialmente eversivi dell'ordine democratico che mirano a delegittimare i principi fondamentali dello Stato e della democrazia rappresentativa".

Per Garagnani, insomma, "non si può dire che sostanzialmente lo Stato è mandante o spettatore passivo di stragi".

Immediata la replica di Bolognesi: "Potrebbero mandare l'esercito all'Associazione, militarizzarla. Oltre a fare la guerra in Afghanistan, facciamo la guerra anche ai familiari delle vittime, così smettono di chiedere giustizia". "Mi mancava di essere considerato un eversore - commenta, quasi più stupito che arrabbiato -. Ho chiesto solo giustizia e verità. Per questo vengo considerato un eversore?"

La verità - concluide Bolognesi - è che a dare fastidio sono i riferimenti al ruolo della P2 fatti durante la commemorazione di martedì scorso: "Lì sta il bandolo della matassa. Tutta la vicenda è lì, basta leggere il libro di Tina Anselmi".

Sflogia un estratto del libro di "Tina Anselmi" qui

La P2 nei diari segreti di Tina Anselmi

"Fate presto a pubblicare i miei appunti, dopo, anche solo qualche giorno dopo, sarà troppo tardi. Tina Anselmi "

Una storia scellerata
“Le P2 non nascono a caso ma occupano spazi lasciati vuoti per insensibilità e li occupano per creare la P3, la P4…”
Non sono le parole di un giornalista o di un osservatore politico particolarmente perspicace chiamato a esprimere un giudizio su quella rete di complicità malandrine fra faccendieri senza scrupoli, uomini politici, pubblici amministratori e mafiosi, le cui gesta oggi ci vengono quotidianamente riferite dai media. No, la frase in corsivo è un appunto risalente a trent’anni fa. Sono parole scritte a mano, sulla carta intestata del Senato, dall’onorevole Tina Anselmi, presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta, chiamata a indagare sulla loggia massonica segreta Propaganda 2, universalmente conosciuta come P2.
Continua....

P2, Cicchitto nei diari di Tina Anselmi

Tina Anselmi
Tina Anselmi
Si è presi da vertigine, senso di smarrimento, ma anche da un sentimento che assomiglia alla nostalgia – nostalgia di un Paese non ancora narcotizzato – a leggere i 773 appunti di Tina Anselmi scritti durante la sua presidenza della Commissione bicamerale inquirente sulla P2 di Licio Gelli dal dicembre 1981 al luglio 1984 e ora divenuti un libro di 550 pagine, da domani nelle librerie: La P2. Nei diari segreti di Tina Anselmi. A cura di Anna Vinci, edito da Chiarelettere. Esce nel trentennale della scoperta dell’elenco della loggia massonica (17 marzo 1981). Una ragnatela impressionante: 12 generali dei carabinieri, 5 generali della Guardia di Finanza, 22 generali dell’Esercito, 4 generali dell’Aeronautica, 44 parlamentari, 2 ministri, un segretario di partito, giornalisti, faccendieri, magistrati, imprenditori. Oggi uno degli affiliati, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, sta per approvare la sua 37esima legge ad personam: la prescrizione breve.
Dalle carte di Tina Anselmi: “30 ottobre 1981. Ore 17,15. Sono convocata dall’onorevole Iotti, e mi propone di assumere la presidenza della Commissione inquirente. Chiedo quindici minuti di riflessione. Sento per telefono Leopolodo Elia e mi consiglia di accettare. Mi telefona Piccoli. Mi fa gli auguri, m’incita ad andare avanti: con il partito non interferirà: è interessato a che si faccia luce”.
Il 5 dicembre scrive: “I socialisti sono terrorizzati”. È socialista Fabrizio Cicchitto. Verrà sentito il 10 giugno 1982: “Entrai nella massoneria per avere protezione, sicurezza. Era un momento difficile della mia vita personale e politica, lettere anonime che descrivevano nei particolari la mia giornata. Gelli dava l’impressione di un’intelligenza modesta”. Gelli ha il suo quartier generale all’Hotel Excelsior, nel cuore della Roma del potere, dove riceve Maurizio Costanzo che gli farà un’incredibile intervista per il Corriere della Sera, segno che la P2 aveva infestato anche il maggior quotidiano italiano. “Valuto Gelli un abile uomo d’affari, che mescolava piccole verità a millanterie” dirà Costanzo alla commissione il 2 febbraio 1982.
L’anno scorso, Giorgio Stracquadanio, uno dei pretoriani del Pdl, definì la P2 “il primo brand politico-giudiziario, nulla di pericoloso”.
Ma c’è da avere paura. “Ho avuto segnalazioni preoccupate per il pericolo in cui sarei. Avvertimenti anche di stampo mafioso” scrive Tina Anselmi il 20 ottobre 1982.
All’epoca ha 54 anni. Famiglia cattolica del Veneto bianco. Da ragazza ha fatto la staffetta partigiana, poi la laurea in Lettere alla Cattolica, quindi l’approdo nella Democrazia cristiana. Deputata nel 1968, primo ministro donna in Italia nel 1976. E’ un Paese sfibrato dagli anni di piombo – Mario Moretti, il capo delle Br, sarà arrestato in quei giorni a Milano, l’inizio della fine – ma le sezioni dei partiti sono ancora piene, la forza della Costituzione viva, “è difficile a distanza di anni rendere l’idea del clamore che quello scandalo suscitò”, scrive Giovanni Di Ciommo, il segretario della Commissione sulla P2.
Tina Anselmi deve sentirsi molto sola a volte. Sfila davanti a lei il gotha del Paese. Fa impressione l’audizione di Giulio Andreotti, l’11 novembre 1982. Non ricorda nulla. “Interferenze o preferenze organizzate da parte della massoneria non ne ho colte. La massoneria è piuttosto impalbabile”. Bettino Craxi minimizza: “Della P2 non sapevo nulla, al di là di qualche battuta scherzosa. Con i giudici poi faremo i conti…”. Evita la convocazione invece Berlusconi, all’epoca ritenuto una figura di secondo piano. Il Cavaliere s’è iscritto nel 1978, tessera 1816.
Ritiratasi nella sua casa di Castelfranco Veneto, Tina Anselmi ha custodito per anni il suo diario, note vergate con grafia minuta, affidandole infine ad Anna Vinci, scrittrice, regista. Spaccati di sconcerto: “Com’è possibile che Piccoli, Berlinguer e Andreotti non sapessero della P2 prima del 1981?” annota il 26 gennaio del 1984 dopo un incontro con Marco Pannella.
Tutto a volte sembra tornare in questo Paese: Flavio Bisignani è al centro dell’ultima inchiesta di Napoli, e Flavio Carboni (il cui nome compare negli appunti 50 volte) s’è appena fatto sei mesi di galera per la P3. Scrive Anna Vinci: “E’ impressionante notare come, in questi trent’anni, si siano rafforzate le ossessioni che erano di Gelli, quelle per il controllo della magistratura e dei mezzi di comunicazione”.

Nessun commento:

Post più popolari

Pagine

Elementi condivisi


Archivio blog

News Internazionali

Il Fatto Quotidiano

Oggi nella Blogosfera

Cittadinanza già per le seconde generazioni?